mercoledì 13 maggio 2020

LA PIETRA DEL NOSTRO SCANDALO

Cara Silvia, o come ti chiami ora, Aisha…
Mi spiace dirti che ci hai tradito! Si, hai tradito le nostre tradizioni, le nostre idee, la nostra religione, il nostro pensiero riguardo al mondo che tu ora hai abbracciato…ma forse è un
pensiero che noi abbiamo riguardo al mondo intero, tutto quel vasto mondo che noi ci rifiutiamo di conoscere, di incontrare, di accettare, di rispettare…
Quando sei scomparsa, rapita da gente indegna, che pur avendoti vista sorridente aiutare i “loro” figli, ha individuato in te la possibilità di un guadagno tutto sommato facile, non sei stata una gran notizia…e poi questi li abbiamo dimenticati, di loro non ce ne frega niente: non sappiamo nemmeno che sei stata rapita in Kenya, Paese dove molti di noi vanno a svernare sulle affascinanti spiagge di Malindi, nei magici Safari con veduta del Kilimangiaro sullo sfondo, magari per fare del sano turismo sessuale…perché gli africani fanno schifo, ma le africane, specie se giovani, magari bambine, hanno il loro perché…
E non sappiamo nemmeno che i tuoi rapitori sono già stati catturati (almeno alcuni di loro) e sono ora sotto processo, cosa non secondaria a quelle latitudini…non sappiamo chi ti ha rapito ma sappiamo tutto, o meglio, pretendiamo di sapere tutto, su chi ti ha segregata per 18 mesi in luoghi infami, con trasferimenti snervanti e una prigionia che avrebbe fiaccato chiunque…
Ma questo non ce lo dovevi fare: non dovevi tornare!!! Avresti dovuto restare la, morire, ammazzata o di percosse, avresti dovuto subire violenze inenarrabili per 18 mesi, avremmo dovuto trovare il tuo corpo martoriato…avremmo dovuto vedere un video di qualche bestia che ti decapitava senza pietà…
O al limite avresti dovuto tornare distrutta, violentata, magari gravida…il tuo bel sorriso spento per sempre dall’orrore subìto…avresti dovuto raccontare una storia in cui i tremendi musulmani che ti hanno segregato hanno approfittato di te, ti hanno percosso, torturato, magari infibulato, ti hanno costretto ad abbracciare la loro fede perversa…dalla tua bocca avrebbero dovuto uscire parole di odio, di orrore…
E’ questo quello che ci saremmo aspettati, anzi, che abbiamo sperato…almeno noi che della tua scomparsa ce ne siamo sempre fregati e al tuo ritorno abbiamo scoperto di sapere tutto sulla Somalia, su Al-Shaabab, sugli usi e i costumi di un gruppo di guerriglieri che si barrica dietro le insegne di Maometto ma che non disdegna di essere sostenuto e armato dall’Arabia Saudita, massimo e miglior alleato delle potenze occidentali nel mondo arabo…
Eh, già: solo il tuo dolore, la tua prostrazione, l’orrore che avresti dovuto vivere, avremmo potuto accettarli…sarebbero stati l’ennesima prova di cui avevamo bisogno per dare nuova linfa al nostro odio nei confronti del mondo islamico, nei confronti del mondo in generale, noi che temiamo e detestiamo tutto ciò che non è bianco, cristiano, italiano…
Ti avremmo sacrificato volentieri per mantenere il nostro xenofobo status quo: nero, islamico, terrorista, stupratore, assassino…sostanzialmente ognuno di questi appellativi nella nostra piccola mente è sinonimo degli altri, non può vivere da solo, come un mostro multicefalo ma dal corpo unico: quello del nemico da temere e combattere, ad ogni costo!!!
Avremmo sacrificato volentieri la tua vita, il tuo sorriso, la tua giovinezza pur di avere nuovo odio per loro…avremmo lasciato i tuoi sogni in pasto agli orrendi terroristi somali pur di poter urlare la loro disumanità…avremmo ceduto il tuo corpo alla violenza di quei criminali per poter ripetere nella nostra saggezza che quelle bestie non si fanno problemi a profanare il corpo di una fanciulla, una ragazza dolce, bianca, italiana, cristiana…
Allora avremmo pianto una nostra figlia, allora avremmo urlato che eri il meglio di noi e quegli animali sono indegni della vita!
Per questo non possiamo perdonarti: tu hai avuto la sfacciataggine di dire che sei stata trattata con umanità, che non sei stata violentata, che il cammino che hai scelto di percorrere è stata una tua libera scelta…
Così facendo hai castrato il nostro maschilismo, che immagina i tuoi aguzzini intenti a sfogare su di te i loro istinti sessuali, hai umiliato il nostro “machismo” perché questa possibilità a noi resta misteriosa: noi siamo convinti che tu “ti sia divertita”, che tu “ti sia presa tanti bei cazxi nexri” perché noi al posto loro l’avremmo fatto…è il principio per il quale il giudizio su un’altra persona passa attraverso quello che ognuno di noi vive e pensa…
E allora, invece di lasciarci conquistare da un sorriso che, probabilmente, è rimasto per 18 mesi in attesa di schiudersi, abbiamo continuato nel nostro squallido voyeurismo da frustrati, guardando il tuo vestito (che subito abbiamo classificato come abito tipico dei terroristi che ti avevano imprigionato), scrutando sotto di esso per capire se fossi incinta, con l’illusione di poter scoprire i segni degli stupri a cui sarai di certo stata sottoposta…
Ecco perché oggi non ti perdoniamo per la tua sfacciataggine: non perdoniamo il tuo sorriso, l’abbraccio alla tua famiglia, le parole di gratitudine, la serenità di aver passato un’esperienza che avrebbe martoriato ciascuno di noi…non ti perdoniamo perché tu sei tutto quello che a noi manca: gioia, altruismo, coraggio, spensieratezza, fede, amore, intelligenza…
La figlia della nostra Italia, che avremmo salutato con le lacrime se avesse recitato fino in fondo la parte dell’Agnello Sacrificale sull’altare del nostro odio, è diventata Pietra di Scandalo per essere sopravvissuta, per averci raccontato di tanta paura ma anche di tanta speranza…
Cara Aisha: bentornata nell’Italia del nostro livore…

lunedì 4 maggio 2020

LA SPINTA PER CAMBIARE

Chissà se stare reclusi per svariate settimane, oltre a rallentare la diffusione del peggior virus mai visto dopo la “Spagnola” di 100 anni esatti fa, è anche servito per insegnarci qualcosa…
Potrebbe averci fatto riscoprire una forma di vita “casalinga” che le nostre abitudini frenetiche ci avevano fatto dimenticare…ci ha aiutato a riscoprire la magia del pane fatto in casa, ci ha insegnato la pazienza dell’attesa…
Ci ha spinto a incazzarci, a ribellarci, a gridare la rabbia di una presunta ingiustizia subìta, spesso contro le persone sbagliate…abbiamo imparato parole che non avremmo mai voluto conoscere, abbiamo seguito molti più telegiornali di quanto eravamo abituati…
Abbiamo scoperto di essere fragili, esposti all’azione di una creatura che nemmeno vediamo, e di cui ignoravamo completamente l’esistenza…fino a tre mesi fa ci sentivamo padroni del mondo, superuomini, indistruttibili…ora abbiamo incontrato la paura, questa forza profondamente umana che trascende ogni cosa: la paura di non resistere alla quarantena, di non farcela di fronte al virus, di ammalarci in un momento in cui gli ospedali non hanno la forza di curare tutti…la paura di vedere andar via i nostri genitori, i nostri nonni, di non poterli salutare, di non poter stringere le loro mani mentre lasciano questa vita…
Magari abbiamo riscoperto la bellezza di poter respirare l’aria fresca di una giornata limpida dopo giorni di quarantena…magari uscire dopo tanto tempo ci ha fatto scoprire che l’erba sul sentiero che percorrevamo sempre ha continuato a crescere incurante di noi…magari ci siamo scoperti emozionati da un semplice fiore di campo che normalmente avremmo ignorato, forse non ci saremmo soffermati a guardare la curiosa forma di un albero che abbiamo visto centinaia di volte…
Chissà, magari questa quarantena ha avuto un senso, ci ha regalato un insegnamento, ci ha spinto a cambiare…in meglio? In peggio?
Starà a noi deciderlo…magari guardandoci attorno con occhi nuovi, con lo stupore di un bambino, per vedere il mondo attorno a noi come merita di essere osservato e vissuto.