domenica 11 febbraio 2018

IL POTERE DEI NOMI PROPRI

Curioso come tutti conosciamo il nome di un pazzo criminale che ha sparato contro ignari passanti, quello di una ragazza che è stata uccisa e smembrata e pure i nomi non semplici dei tre ragazzi nigeriani che hanno scempiato la povera diciottenne…eppure, in tutta questa pessima storia che sta facendo scivolare il nostro povero paese in una guerra sempre più cruenta tra poveri, per la soddisfazione dei ricchi politici che così possono rinsaldare ulteriormente il loro culo su sedie dorate, sono rimasti nel dimenticatoio i nomi, le storie, la vita delle 6 vittime della sparatoria, credo uniche vittime assolutamente innocenti di tutta la questione, vite sacrificabili sull’altare del razzismo e delle criminali divisioni che stanno insanguinando la penisola.
Tra i feriti c’è Wilson Kofi, 20 anni, cristiano del Ghana e con migliaia di chilometri già percorsi per trovare una nuova vita lontano dalla sua Accra. Quella mattina stava cercando un barbiere per sistemarsi, perché convinto che bisogna essere ordinati per andare a Messa, e invece, convinto di essersi lasciato alle spalle la miseria e la fame del suo Paese, ha trovato le pallottole di un criminale.
Arriva dal Gambia e ha 23 anni: Omar Fadera è un richiedente asilo (il Gambia è sull’orlo dell’ennesima guerra tra poveri con il Senegal) ed è stato fortunato: colpito solo di striscio è stato medicato e subito dimesso, ma con molti interrogativi che ancora lo pervadono.
Il più grave tra i feriti è Mahamadou Tourè, maliano di 28 anni: il Mali è un enorme Paese (più di quattro volte l’Italia) che per il 65% del territorio è occupato dal Sahara, dove l’aspettativa di vita è di 55 anni (peggio di lui solo altri 18 Paesi al mondo, tutti dell’Africa sub-sahariana oltre all’Afghanistan, curiosamente, visto gli enormi “aiuti” che abbiamo portato negli ultimi decenni a quella popolazione…), un Paese dilaniato dalla guerra, uno dei tanti conflitti dimenticati di uno dei tanti Paesi dimenticati; eppure Mahamadou, scampato alla guerra e a un viaggio infernale verso la speranza, la pallottola l’ha presa nella civile Macerata, senza aver capito da chi e perché. Le sue condizioni sono serie, con il proiettile che l’ha centrato al fegato.
Ci sono poi tre cittadini nigeriani, tra cui il più vecchio dei feriti, Festus Omagbon di 32 anni, trasportato all’ospedale di Ancona per la gravità della ferita al braccio sinistro; stava frequentando un corso per inserirsi nel mondo del lavoro, la speranza di un futuro che, finalmente, si stava concretizzando ed ora si complica maledettamente.
Gideon Azeke ha 25 anni e tanta voglia di dimenticare questo brutto episodio. Risulta ancora irregolare in Italia, per questo ha chiesto di essere dimesso subito, nonostante la ferita alla gamba rimediata quella mattina non sia proprio leggera.
Infine i tentativi di “vendetta” messi in atto un sabato mattina di inizio febbraio non hanno risparmiato nemmeno il gentil sesso: Jennifer Otiotio, nigeriana di 25 anni che si trovava con il fidanzato alla fermata dell’autobus, è stata centrata da un proiettile che le ha spaccato la spalla prima di uscire dalla parte opposta. Come tutte le donne che arrivano in Italia, specialmente dalla Nigeria, ha attraversato un vero inferno durato diversi mesi, fatto di chilometri percorsi, di paura, di fatica, di dolore, di violenze infine, spesso, di un nuovo inferno da vivere sulle strade del nostro paese a soddisfare clienti ogni notte, tra botte e sporcizia.
In mezzo a fiumi di parole, a servizi giornalistici spesso morbosi, a dichiarazioni vergognose di più o meno ogni componente del mondo politico italiano, ho trovato pochissimo riguardante loro, le vere vittime e tra tutte le parole spese in questa storia le più sensate sono quelle che ha più volte ripetuto Gideon Azeke ai giornalisti: “A chi mi ha aggredito vorrei chiedere soltanto due cose: perché lo ha fatto, e cosa ha contro di me?”.
 

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