E’ tempo di Referendum: ancora una volta
il popolo è chiamato a esprimere la propria opinione, il proprio voto riguardo a una questione di gestione
profonda della “Res-Pubblica”.
Ancora una volta l’intero Paese si sta
dividendo tra i fautori del “SI” e gli strenui difensori del “NO”, in una
perenne campagna elettorale che, francamente, ha veramente stancato.
Ma in cosa verte realmente il quesito
referendario?
In sé appare estremamente semplice:
volete o no ridurre il numero dei Parlamentari di circa il 30%???
Sembrerebbe una domanda a trabocchetto,
come spesso la nostra povera politica italiana ci ha abituato: in effetti la
questione non è così semplice, pare, anche perché appare curioso vedere come
partiti o movimenti che nel 2016 chiedevano a gran voce al popolo di confermare
una riforma che prevedeva un taglio simile nelle proporzioni (anche se diverso
nella sostanza…) oggi reclamano con forza di annullare quello proposto
oggi…evidentemente ci sono questioni sottili che tendono a sfuggire alla mia
comprensione.
D’altra parte ritengo di non avere la
giusta preparazione culturale e politica per vedere tutte le sfumature di una
riforma simile e come credo di non essere in grado di valutare con la giusta
criticità la situazione, sono anche convinto che una parte enorme della
popolazione è parimenti non in grado di comprendere esattamente quello che
stiamo andando a decidere nel segreto della cabina elettorale.
Penso che sia bello che in un Referendum
ci venga chiesto un parere diretto, ma solo se si tratta di questioni che
toccano direttamente la nostra vita di tutti i giorni e su temi che possiamo
tastare con mano quotidianamente: penso agli storici Referendum sull’Aborto o
sul Divorzio o sulla Scala Mobile…
Viceversa le questioni più grandi, quelle
che riguardano il funzionamento della macchina
dello Stato, quelle che regolano
le dinamiche del Potere Legislativo, beh, credo che non dovrebbero essere
demandate al popolino, proprio perché troppo sottili per essere comprese fino
in fondo e quindi votate con la giusta consapevolezza; trovo che i politici,
eletti e lautamente stipendiati dal popolo per gestire la “Res-Pubblica”,
debbano assumersi l’onere di scelte difficili, senza scaricare sul popolo
(ancora!!!) la responsabilità della decisione.
Io non vorrei mai un sindaco che vive in
un altro comune, uno che non “vive” le realtà associative, scolastiche,
sociali, organizzative del mio comune: allo stesso modo, come posso sentirmi
rappresentato da chi non sa nemmeno dove si trova la Lombardia o quali
difficoltà vive ogni giorno?
NO! Dovremmo PRETENDERE di essere meglio
rappresentati, su base umana e sociale, più che in termini territoriali, e che
i nostri “eletti” facciano davvero l’interesse della “Res-Pubblica” con tutte
le loro capacità e la massima onestà.
C’è grande incertezza nel popolo e il
mondo politico lo sa solo confondere, ma in questo caso le possibilità sono
solo un “SI” o un “NO”…il “QUASI” non ci è concesso: citando una gag di una
celebre commedia musicale di Garinei e Giovannini, si potrebbe dire: “insomma,
si o no? I “quasi” sono due!”
Ma entrando nel merito della questione,
vorrei provare a capirci di più…e non è facile, visto che anche i numeri
sembrano piegarsi al volere di chi li propone…
Il 30% in meno di Parlamentari dovrebbe
tradursi in un 30% di risparmio sulle spese legate al Parlamento (non solo
stipendi, ma anche tutto quanto riguarda la gestione di quella parte che
verrebbe “tagliata”): solo di stipendi ogni deputato incassa quasi 14mila euro
al mese (tra stipendi, diarie, rimborsi vari…), mentre un senatore circa 700
euro in più.
Moltiplicati per il numero dei
Parlamentari che verrebbero tagliati si arriverebbe a un risparmio di quasi 60
milioni l’anno, quindi di circa 1 euro all’anno per ogni cittadino.
Diviso così non sembra poi molto, ma in
tempi di difficoltà è pur sempre un risparmio, e apre a possibili ulteriori
ottimizzazioni della spesa, visto che risparmio genera risparmio.
D’altra parte ridurre i Parlamentari
significa perdere di rappresentatività dei territori…da questo punto di vista
si potrebbe obbiettare che un certo cittadino milanese che gira spesso tra
sagre e ospitate in TV sia stato eletto due anni fa in Calabria…e come lui
molti dei “caporioni” dei partiti, beffando una norma assurda e prendendo in
giro la buona fede di milioni di italiani.
SI, perché se si parla di
rappresentatività vorrei che i parlamentari eletti nella mia Lombardia ci
risiedessero per la maggior parte del loro tempo, la abitassero e ne vivessero
ogni aspetto, altrimenti come potrebbero portare in Parlamento le problematiche
del mio (del loro…) territorio? Cosa potrebbero saperne delle problematiche dei
trasporti, della gestione del traffico nelle grandi città, delle difficoltà
delle periferie, della salvaguardia dei beni artistici e culturali, della
situazione delle scuole e delle biblioteche, della gestione del territorio
agricolo o delle montagne???

Credo che la rappresentatività sia
proprio questa, non altro, e se non esiste allo stato attuale delle cose e con
la legge vigente e le normative attuali, beh, allora non si può perdere
qualcosa che non esiste…
In tutte queste lunghe settimane di
campagna elettorale ho sentito il fronte del “NO” tuonare che con questa
riforma si perderebbe rappresentatività come motivo principale, ma mi sembra di
averlo già sconfessato…oppure che in questo modo il Parlamento “non
migliorerebbe, anzi, rallenterebbe ancora di più perché non è automatico che un
Parlamento più snello si traduca in un Parlamento più efficiente”…
Beh, credo che sia un tentativo di predire il futuro, di affermare una supposta verità senza alcuna prova certa: esattamente allo stesso modo non si può affermare il contrario…
Beh, credo che sia un tentativo di predire il futuro, di affermare una supposta verità senza alcuna prova certa: esattamente allo stesso modo non si può affermare il contrario…
Nel 2016 sentivo i più dubbiosi del
fronte del “SI” affermare che “almeno proviamo a cambiare, altrimenti restiamo
sempre nel vecchiume”…non può funzionare allo stesso modo ora? Chiedo, visto
che gli stessi che quattro anni fa chiedevano cambiamento ora si ancorano allo
status quo…
Inoltre chi dice che i Padri Costituenti (comunisti di merda secondo qualcuno, finchè non servono per essere sbandierati all’occorrenza) stabilirono la quantità di Parlamentari che siedono oggi sugli scranni di Palazzo Montecitorio, mente sapendo di mentire, visto che la Carta del 1948 stabiliva solo le proporzioni dei rappresentanti in base alla popolazione: il numero fisso di 630 deputati e 400 senatori è stato stabilito da una legge Costituzionale del 1963.
Inoltre chi dice che i Padri Costituenti (comunisti di merda secondo qualcuno, finchè non servono per essere sbandierati all’occorrenza) stabilirono la quantità di Parlamentari che siedono oggi sugli scranni di Palazzo Montecitorio, mente sapendo di mentire, visto che la Carta del 1948 stabiliva solo le proporzioni dei rappresentanti in base alla popolazione: il numero fisso di 630 deputati e 400 senatori è stato stabilito da una legge Costituzionale del 1963.
In fin dei conti, credo che, come spesso
succede nella nostra povera Italia, ci troviamo di fronte a un pastrocchio
senza capo né coda, con un Referendum che dovrebbe definire la vita politica
dei prossimi anni, dove non esiste una legge elettorale decente, che possa
sostenere in pieno il cambiamento che si sta ora valutando. Bisognerebbe prima
effettuare una legge elettorale (di cui si parla da anni da destra a sinistra
senza arrivare a un dunque) che permetta di recuperare una rappresentatività territoriale
VERA, dove i candidati siano espressione del popolo e non delle segreterie di
partito, dove gli eletti facciano davvero l’interesse del Paese e dei
cittadini…sentir dire che meno eletti significa una maggior influenza da parte
dei potentati economici significa arrendersi al fatto di essere rappresentati
da cialtroni e corrotti, tanti o pochi che siano, come una questione
inevitabile.

...ripensandoci: se davvero i
parlamentari dovessero essere “rappresentativi” del popolo italiano, poveri
noi…
Ma ci tocca: SI o NO???
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