mercoledì 16 settembre 2020

SI…NO…QUASI…

E’ tempo di Referendum: ancora una volta il popolo è chiamato a esprimere la propria opinione, il proprio  voto riguardo a una questione di gestione profonda della “Res-Pubblica”.
Ancora una volta l’intero Paese si sta dividendo tra i fautori del “SI” e gli strenui difensori del “NO”, in una perenne campagna elettorale che, francamente, ha veramente stancato.
Ma in cosa verte realmente il quesito referendario?
In sé appare estremamente semplice: volete o no ridurre il numero dei Parlamentari di circa il 30%???
Sembrerebbe una domanda a trabocchetto, come spesso la nostra povera politica italiana ci ha abituato: in effetti la questione non è così semplice, pare, anche perché appare curioso vedere come partiti o movimenti che nel 2016 chiedevano a gran voce al popolo di confermare una riforma che prevedeva un taglio simile nelle proporzioni (anche se diverso nella sostanza…) oggi reclamano con forza di annullare quello proposto oggi…evidentemente ci sono questioni sottili che tendono a sfuggire alla mia comprensione.
D’altra parte ritengo di non avere la giusta preparazione culturale e politica per vedere tutte le sfumature di una riforma simile e come credo di non essere in grado di valutare con la giusta criticità la situazione, sono anche convinto che una parte enorme della popolazione è parimenti non in grado di comprendere esattamente quello che stiamo andando a decidere nel segreto della cabina elettorale.
Penso che sia bello che in un Referendum ci venga chiesto un parere diretto, ma solo se si tratta di questioni che toccano direttamente la nostra vita di tutti i giorni e su temi che possiamo tastare con mano quotidianamente: penso agli storici Referendum sull’Aborto o sul Divorzio o sulla Scala Mobile…
Viceversa le questioni più grandi, quelle che riguardano il funzionamento della macchina
dello Stato, quelle che regolano le dinamiche del Potere Legislativo, beh, credo che non dovrebbero essere demandate al popolino, proprio perché troppo sottili per essere comprese fino in fondo e quindi votate con la giusta consapevolezza; trovo che i politici, eletti e lautamente stipendiati dal popolo per gestire la “Res-Pubblica”, debbano assumersi l’onere di scelte difficili, senza scaricare sul popolo (ancora!!!) la responsabilità della decisione.
C’è grande incertezza nel popolo e il mondo politico lo sa solo confondere, ma in questo caso le possibilità sono solo un “SI” o un “NO”…il “QUASI” non ci è concesso: citando una gag di una celebre commedia musicale di Garinei e Giovannini, si potrebbe dire: “insomma, si o no? I “quasi” sono due!”
Ma entrando nel merito della questione, vorrei provare a capirci di più…e non è facile, visto che anche i numeri sembrano piegarsi al volere di chi li propone…
Il 30% in meno di Parlamentari dovrebbe tradursi in un 30% di risparmio sulle spese legate al Parlamento (non solo stipendi, ma anche tutto quanto riguarda la gestione di quella parte che verrebbe “tagliata”): solo di stipendi ogni deputato incassa quasi 14mila euro al mese (tra stipendi, diarie, rimborsi vari…), mentre un senatore circa 700 euro in più.
Moltiplicati per il numero dei Parlamentari che verrebbero tagliati si arriverebbe a un risparmio di quasi 60 milioni l’anno, quindi di circa 1 euro all’anno per ogni cittadino.
Diviso così non sembra poi molto, ma in tempi di difficoltà è pur sempre un risparmio, e apre a possibili ulteriori ottimizzazioni della spesa, visto che risparmio genera risparmio.
D’altra parte ridurre i Parlamentari significa perdere di rappresentatività dei territori…da questo punto di vista si potrebbe obbiettare che un certo cittadino milanese che gira spesso tra sagre e ospitate in TV sia stato eletto due anni fa in Calabria…e come lui molti dei “caporioni” dei partiti, beffando una norma assurda e prendendo in giro la buona fede di milioni di italiani.
SI, perché se si parla di rappresentatività vorrei che i parlamentari eletti nella mia Lombardia ci risiedessero per la maggior parte del loro tempo, la abitassero e ne vivessero ogni aspetto, altrimenti come potrebbero portare in Parlamento le problematiche del mio (del loro…) territorio? Cosa potrebbero saperne delle problematiche dei trasporti, della gestione del traffico nelle grandi città, delle difficoltà delle periferie, della salvaguardia dei beni artistici e culturali, della situazione delle scuole e delle biblioteche, della gestione del territorio agricolo o delle montagne???
Io non vorrei mai un sindaco che vive in un altro comune, uno che non “vive” le realtà associative, scolastiche, sociali, organizzative del mio comune: allo stesso modo, come posso sentirmi rappresentato da chi non sa nemmeno dove si trova la Lombardia o quali difficoltà vive ogni giorno?
Credo che la rappresentatività sia proprio questa, non altro, e se non esiste allo stato attuale delle cose e con la legge vigente e le normative attuali, beh, allora non si può perdere qualcosa che non esiste…
In tutte queste lunghe settimane di campagna elettorale ho sentito il fronte del “NO” tuonare che con questa riforma si perderebbe rappresentatività come motivo principale, ma mi sembra di averlo già sconfessato…oppure che in questo modo il Parlamento “non migliorerebbe, anzi, rallenterebbe ancora di più perché non è automatico che un Parlamento più snello si traduca in un Parlamento più efficiente”…
Beh, credo che sia un tentativo di predire il futuro, di affermare una supposta verità senza alcuna prova certa: esattamente allo stesso modo non si può affermare il contrario…
Nel 2016 sentivo i più dubbiosi del fronte del “SI” affermare che “almeno proviamo a cambiare, altrimenti restiamo sempre nel vecchiume”…non può funzionare allo stesso modo ora? Chiedo, visto che gli stessi che quattro anni fa chiedevano cambiamento ora si ancorano allo status quo…
Inoltre chi dice che i Padri Costituenti (comunisti di merda secondo qualcuno, finchè non servono per essere sbandierati all’occorrenza) stabilirono la quantità di Parlamentari che siedono oggi sugli scranni di Palazzo Montecitorio, mente sapendo di mentire, visto che la Carta del 1948 stabiliva solo le proporzioni dei rappresentanti in base alla popolazione: il numero fisso di 630 deputati e 400 senatori è stato stabilito da una legge Costituzionale del 1963.
In fin dei conti, credo che, come spesso succede nella nostra povera Italia, ci troviamo di fronte a un pastrocchio senza capo né coda, con un Referendum che dovrebbe definire la vita politica dei prossimi anni, dove non esiste una legge elettorale decente, che possa sostenere in pieno il cambiamento che si sta ora valutando. Bisognerebbe prima effettuare una legge elettorale (di cui si parla da anni da destra a sinistra senza arrivare a un dunque) che permetta di recuperare una rappresentatività territoriale VERA, dove i candidati siano espressione del popolo e non delle segreterie di partito, dove gli eletti facciano davvero l’interesse del Paese e dei cittadini…sentir dire che meno eletti significa una maggior influenza da parte dei potentati economici significa arrendersi al fatto di essere rappresentati da cialtroni e corrotti, tanti o pochi che siano, come una questione inevitabile.
NO! Dovremmo PRETENDERE di essere meglio rappresentati, su base umana e sociale, più che in termini territoriali, e che i nostri “eletti” facciano davvero l’interesse della “Res-Pubblica” con tutte le loro capacità e la massima onestà.
...ripensandoci: se davvero i parlamentari dovessero essere “rappresentativi” del popolo italiano, poveri noi…
Ma ci tocca: SI o NO???

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