lunedì 4 giugno 2018

COSA CI MANCA???

Dopo la clamorosa esclusione da Russia 2018 il calcio italiano, e tutta la società con esso, si è scagliato contro Ventura, responsabile principe, poi su Tavecchio, incapace di fare le riforme ritenute necessarie, infine su tutto il “sistema”, sul fatto che manchino le squadre B, che le grandi squadre non facciano giocare gli italiani, che i settori giovanili (improvvisa scoperta!!!) non formano i giocatori per educare campioni…tante, tante, troppe parole sono state spese…
In questi mesi, poi, si è assistito al peggio del mondo calcistico italiano, con un’indegna bagarre di poltrone, di scontri sul nulla, di giochi di potere senza costrutto…e nel frattempo il ranking FIFA ha sprofondato l’Italia di ben 10 posizioni  rispetto a due anni fa, superata da nazionali come Tunisia, Perù, Svizzera, Colombia, Messico…persino da Olanda e Cile che, come gli azzurri, hanno fallito l’approdo al Mondiale…
Ora si sta tentando di ripartire ed è proprio questo il momento in cui ci si trova a tirare un po’ di somme e per l’italico pallone c’è ben poco da stare allegri: l’Italia, dopo lo scioccante 0-0 di San Siro con la Svezia, ha vinto una sola partita, in amichevole contro la modesta Arabia Saudita (e pure con non poca fatica…) negli ultimi 7 mesi: due pareggi e due sconfitte che, se allungate all’ultima vittoria italiana (9 ottobre 2017, in Albania), portano a uno score di 6 gare, 3 sconfitte e tre pareggi, con 5 reti realizzate e ben 9 subìte.
In tutto questo la domanda più facile da fare sarebbe: qual è la differenza tra noi e gli altri Paesi “del nostro livello”?
La domanda in sé è molto semplice, ma di risposte se ne potrebbero trovare a decine e ognuna mette in disperata luce il fallimento del calcio italiano degli ultimi 20 anni (almeno!!!), anni in cui si sono scialacquati miliardi per comprare calciatori di dubbio talento, si è fatta la voce grossa con ragazzini per rinforzare settori giovanili senza il problema di formarli e crescerli, si è spolpato le società senza costruire il futuro ma facendo pianificazioni che andassero non oltre i due anni, non si è mai investito in infrastrutture, centri tecnici, formazione per allenatori ed educatori, si sono elevati a fenomeni giocatori poco più che discreti abbassando la qualità del “prodotto calcio” nel Paese, si è lasciato che i calciatori fossero rappresentati da agenti improvvisati, senza preparazione, genitori, fratelli, mogli…si è riempito le società di personaggi di facciata e senza una vera capacità né formazione…
Quindi torniamo alla domanda: cosa ci allontana dagli altri? Proviamo ad azzardare:
1-Per arrivare a 22 convocati per un paio di amichevoli (al netto di alcuni infortuni che, comunque, avrebbero estromesso giocatori anche dalla rassegna russa…) si è dovuto raschiare il fondo del barile della serie A, convocando giocatori di squadre retrocesse o appena appena salve, senza alcuna esperienza ad alto livello, senza abitudine a lottare per obbiettivi importanti…con tutto il rispetto per ognuno dei convocati…di contro, la Francia, ha potuto schierare una formazione composta da ragazzi anche più giovani dei nostri, ma con un livello ben superiore, visto che sono quasi tutti titolari di formazioni di alto livello (Tolisso al Bayern, Mbappè al PSG, Umtiti e Dembelè al Barcellona, Hernández all’Atletico Madrid…solo per fare qualche nome...);
2-Sempre in relazione ai convocati italiani, la Francia può permettersi di non convocare per il mondiale giocatori come Benzema, Rabiot, Lacazette, Coman, Martial, Payet, Kurzawa e Ben Yedder, schierando comunque una squadra molto ma molto competitiva…il Brasile può rinunciare a David Luiz, Alex Sandro, Hulk, Allan, Lucas Leiva, Felipe Anderson, Jonas e Rafinha…l’Argentina lascia a casa Icardi, Perotti, Gomez, Lautaro Martinez…l’ambizioso Belgio rinuncerà a Naingollan…il Portogallo farà a meno di Cancelo, Andrè Gomes, Eder e Nani…l’inghilterra scarta Wilshere e Lallana…la Germania campione in carica lascia a casa l’autore del gol decisivo 4 anni fa Mario Götze oltre all’appena recuperato Emre Can e a Sanè…infine la Spagna ha tolto dalla lista dei 23 gente come Suso, Marcos Alonso, Callejon, Morata, Javi Martinez, Mata, Fabregas, Sergi Roberto…
3-Tutte le nazionali più ambiziose hanno numerosi dei loro calciatori che giocano ad alto livello in altri campionati, arricchendoli ed arricchendosi. Gli italiani che giocano all’estero lo fanno in campionati minori o in squadre di basso livello: Balotelli fa benino in Francia ma in una squadra di metà classifica come il Nizza, Criscito gioca da anni nel campionato russo e con un rendimento europeo non eccelso, Darmian è uscito dalle grazie di Mourinho allo United, mentre Zappacosta è forse quello con il rendimento migliore come Zaza, rilanciatosi a Valencia; Gabbiadini, dopo essersi intristito a Napoli, ha fatto bene a Southampton dove si è salvato al fotofinish, mentre Raggi è ormai a fine carriera a Monaco e Verratti non riesce a prendersi in mano il centrocampo azzurro dimostrando una continua mancanza di personalità. Il resto è un plotone di ragazzi che sta facendo esperienza e di cui ci siamo un po’ dimenticati: in ogni caso poco potrebbero offrire alla nazionale i vari Donati, Soriano, Caldirola, Bonera, Sansone, Ogbonna, Aquilani, Longo, Motta, Okaka, Bocchetti, Pellè, Lanzafame, Battocchio…
4-I settori giovanili sono pieni di ragazzi che le società vanno a scovare per 4 soldi all’estero, mentre in altre nazioni, in Francia, Germania, Belgio, Portogallo e non solo, ci sono migliaia di ragazzini originari di altri Paesi, altri continenti, ma nati sul territorio nazionale o figli di immigrati con diritti che in Italia non siamo capaci di regolamentare, che vengono cresciuti nei settori giovanili e andranno poi a rinforzare, non solo le squadre di club, ma la stessa nazionale del Paese che li ha “adottati”. Molti dei ragazzi che, invece, cresceremo nei nostri vivai con un importante impegno economico, saranno poi inutilizzabili per i colori azzurri e andranno, piuttosto, a rinforzare le fila dei nostri avversari.

5-Ora che finalmente abbiamo un governo del pallone si stanno applicando le tanto agognate “riforme”, in ritardo di secoli rispetto agli altri Paesi e con la certezza che risolveranno i nostri problemi…a partire dalle famose “Squadre B”, che sembra il progetto più urgente e avanzato. Ebbene, si è deciso che saranno squadre “Primavera” iscritte al campionato di Serie C…poniamo il caso che almeno 12 squadre di Serie A iscriveranno le loro compagini, ne uscirà un campionato in cui le squadre “Primavera” si sfideranno tra loro come in un vero campionato “Primavera” con solamente qualche eccezione…ma i giovani non imparerebbero di più a giocare in squadre composte da elementi più esperti, gente di età, ruoli, temperamenti, provenienze differenti? Certo, si tratterebbe di fare un lavoro molto faticoso di tesseramento di molti giovani da prestare ad altre società, decine di ragazzi da seguire in tutta Italia (o anche Europa, perché no???) ogni settimana per verificarne la crescita umana e tecnica, intrattenere rapporti con diverse realtà sportive, vagliare, trovare e curare società affidabili nei quali far crescere i giovani (peraltro, le piccole realtà che potrebbero entrare in contatto con le “grandi” avrebbero la possibilità di crescere e prosperare, limando le differenze che esistono…)…lavoro faticoso, certosino, impegnativo e dispendioso, certo, ma anche più redditizio, come già fanno diverse società più lungimiranti come Atalanta, Juventus, Fiorentina, Roma…ma anche Ajax, Real Madrid, Anderlecht, Chelsea, Benfica… 

Come già scritto e ampiamente spiegato, le risposte possono essere decine e queste sono solo un esempio: il succo è che per crescere non basta cambiare il Presidente Federale, né il CT e neppure qualche regola sparsa (che a volte sembra più un dare il contentino a qualcuno, far vedere che qualcosa si muove, ma senza la giusta convinzione…): la crescita deve essere di tutto il movimento, compresi i tifosi, i giornalisti, i sedicenti esperti…dovremmo imparare l’umiltà di capire che gli altri crescono mentre noi retrocediamo, che l’Islanda dello scorso Europeo non è stata un caso, ma il frutto di una crescita intelligente e collettiva, che gli altri, spesso, sanno fare meglio di noi. E in base a questo reagire, fare quadrato e rialzarci…tutto questo in un Paese diviso come mai prima, dove si pensa più alle poltrone che alla crescita, dove è quasi impossibile governare, dove si fanno leggi per poterle infrangere, dove dominano la corruzione e la disonestà…
Tanti auguri, povera Italia…

 

 
 

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